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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

Piccole spose

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  Nel giorno della Prima Santa Comunione, al Mater Dei, noialtrre bambine, venivamo vestite da piccole spose. Un lungo abito di tulle bianco si allungava fino a mangiarci i piedi infilati in deliziose scarpette candide, una cuffietta, di tulle lei pure, ingentilita da un girotondo di fiorellini bianchi, incorniciava l’ovale del viso,    mentre un velo a strascico ruscellava giù per le spalle. Non vedevo l’ora di indossare il mio vestito, che era però usato, in quanto   ereditato da mia sorella più grande e quindi non comperato, fresco, da Zingone alla Maddalena, ma conservato con cura religiosa da mia madre nel bianco armadio del Guardaroba. Al mio solo avvicinarmi, pareva chiamarmi come le sirene Ulisse.  Aprivo le porte. L’odor di naftalina mi pungeva il naso e mi infastidiva lo sciacquio delle plastiche dei tanti abiti lì raccolti, affratellati dall'oblio, come in una tintoria. L o splendore del mio, da Prima Comunione, sveniva sul tavolo mentre io, con la ma...

Per Francesca perduta

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  Basilica di Santa Cecilia in onore del mio Dormi Cecilia! Bambina, nel grazioso drindel verde a fioretti bianchi con grembiuletto bianco a fioretti rossi, spingevo la mia carriola, anch'essa rossa e bianca, su e giù sotto al porticato di cotto e sogno del casolare rosa di San Giuliano dove, ragazza aveva abitato mia madre, e dove contava i suoi ultimi anni la nonna Lisetta. Portavo così a spasso la mia grande bambola di coccio che aveva un occhio aperto e uno chiuso, i capelli di stoppa e uno sbrindellato abito di tulle rosa, una bambola che per me, però, era la più bella del mondo... Più avanti, stirata nella divisa bianca e blu dell'Istituto Mater Dei, passavo le lunghe mattine d'inverno e d'estate, tra le compagne, vestite tale e quale a me, che solo all'apparenza mi somigliavano, come poi la vita doveva insegnare... Al suono della campanella della ricreazione, esplodevamo in un mazzo bianco e blu sul terrazzo di marmelle candide seduto a mezz'aria tra Piaz...

L'Anna del pane

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Ricordava, Cetta, del tempo in cui andava da sua nonna, in un paese della piana pontina dove l’odore del salso, proveniente dal mare turchino laggiù, si mescolava alla fragranza dell’erba tagliata; ricordava poco, mi diceva, ché era piccola allora e la memoria, nel tempo confonde, dimentica, oblia il bello e il brutto, facendo del passato, intero, una crema dolce da mangiar col cucchiaio nei tiepidi pomeriggi d’autunno; ricordava però una cosa, precisa, nitida, rossa la gonna e il cuore: al mattino appena sveglio, nello sbadiglio leggero della brezza marina, ricordava di quando passava, con la gran gonna che pareva un tulipano rovesciato, Annina del Pane, gridando in dialetto chissà che cosa mai. Portava, l’Annina, in equilibrio, poggiata sulla spalla destra una lunga tavola di legno, sulla quale, dormivano ballando all’ondeggiar di lei, tutti i pani di lievito del paese. Chi una croce, chi un taglio, chi faceva una treccia, chi ciambelle a nodini. Ogni pane aveva un’anima e un nome, m...

In uno scatolone, su in soffitta

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Bello è far una linda pulizia in casa, spolverare i ninnoli, passare l'olio paglierino sui vecchi mobili che vengono, alcuni, dai tempi di Noè. Bello è sentir l'odore di pulito che in danza riempie le stanze, i corridoi, gli interni, gli angoli e i piani. Ho scoperto, tanto per dire, che unendo aceto e sale grosso riesco a cancellar gli aloni bianchi sulle mattonelle e che, per riparare il geberit, basta infilar le pastiglie dell'anticalcare nel serbatoio e non occorre più restare per ore in attesa di un idraulico... Intanto, nel correr via dei giorni e delle ore, conto sulle dita quanto manca alla fine della raccolta preordini di Dormi Cecilia e mi interrogo sulla scrittura come viene intesa oggi da chi ha molti anni meno di me. Sono i ragazzi (di decenni più verdi di quanto sono io) che ho incontrato sulla piattaforma e sono giustamente pieni di sogni, ma mi chiedo se sappiano davvero che cosa significa scrivere, cioè tentar di far letteratura, trovare una propria voce ch...