La lunula di Caia e la bulla di Caius

                                                 

Mio  dolce, biondo fiume...

Se novembre, a me molto caro, è il mese del nove, dicembre è quello del dieci. E allora, mi sono chiesta, perché novembre è numero undici seguito da dicembre numero dodici? Nonono l'ingegner Bettina, tutta numeri e invenzioni,  mumble mumble, doveva capire il busillis...

Detto fatto, ma per le vie misteriose della Provvidenza che nella Sua mano mi conduce, mi trovo a leggere un vecchio libro ottocentesco sulla "Religione di Numa" che, per chi non masticasse le antichità romane, è il credo primigenio dei romani quiriti, ben prima che la Grecia e le religioni del vicino oriente facessero il loro ingresso nel pantheon dei miei avi, invadendo il sacro pomerio. Ora non sto qui a raccontarvi in che cosa credevano, allora Caius e Caia (anche se mi piacerebbe...), ma due cose desidero metterle qui, nero su bianco per arrivare poi a rispondere alla domanda posta all'inizio.

E la prima è che a Caia, alla nascita, veniva appesa al collo una "lunula", cioè una piccola luna crescente, che stava ad indicare la fertilità della donna, la quale, come la luna, al portar di un figlio in grembo (il miracolo della vita) si fa rotonda, come l'astro notturno. A Caius, invece, che vestiva la toga praetexta, veniva appesa al collo la "bulla", ossia un una placca rotonda che rappresentava il sole, il quale è fisso e sempre uguale a se stesso, come si vede a occhio nudo e senza bisogno della scienza.

Sì, va bene, e allora? Allora i romani ben sapevano, osservando con gli occhi bene aperti e vivendo in campagna, che i campi mutavano al mutar delle stagioni e che, come la luna  cambiava di forma, così essi si rivestivano di grano, d'erba verde o secca,  di brina d'estate e d'inverno e al ciclo eterno della vita. Quindi, nel congiunto mutamento, ecco che il computo del tempo seguì, nel mondo di Caius e di Caia, il ciclo lunare e dell'agricoltura (essendo i romani figli della terra e del seme). L'anno, dunque, iniziava a marzo con l'arrivo della primavera e la semina. Ora sulle dita contate con me... e, voilà,  ecco che settembre, per magia, diventa il mese numero sette e così via in ordine perfetto.

Più avanti, prima con Numa stesso, poi con Cesare  e infine con Papa Gregorio Magno l'anno si fece solare, sballando però i nomi dei mesi. E così sia.

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