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Eraclito , le biblioteche milanesi e l'Onu

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Una amica milanese, svelta nei suoi anni non più verdi, si è fatta ambasciatrice dei miei libri "Romaamor" e "Cuoresardo" nella biblioteca ambrosiana dove da anni si reca per le sue letture. Ha chiesto ai bibliotecari come poteva fare perché fossero presentati insieme, tutti e due, libri tra libri. Oh grazie, mi sono detta e le ho detto, e subito lei, premurosa, mi ha girato le istruzioni per l'uso, cioè a chi indirizzare la richiesta e come fare. Pronta, mi sono attivata con il ricordo della presentazione sarda di "Cuoresardo" che è ancora oggi un'isola nel mio cuore sardo  e qui in allegato un articolo che la racconta   https://www.olbia.it/loiri-porto-san-paolo-successo-per-la-seconda-serata-di-libri-sotto-le-stelle-domani-il-terzo-appuntamento .  Ho scritto, dunque, prima alla Biblioteca Centrale milanese e mi ha risposto una gentilissima signora spiegandomi che essa - la Biblioteca Sormani - è ora in ristrutturazione e quindi per ora niente e ...

Tre libri e un mercatino

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In biblioteca, ogni settimana, prendo i libri che mi consiglia la mia amica Piera, che è anima dello scrigno librario di Porto San Paolo. Ed ecco i tre che ho preso in prestito martedì scorso. Allora, il primo che ho letto è stato "Il cuore selvatico del ginepro" di Vanessa Roggeri. Una storia d'altri tempi, di quando, in Sardegna, le femmine di troppo venivano bollate come "cogas" e destinate alla morte. Non sono riuscita a finirlo anche se mi aveva incuriosita. Il secondo, di Salvatore Mannuzzu, scrittore arcinoto nell'isola, mi ha lasciata freddina per la scrittura anodina e per l'argomento, per me, poco interessante. Resta il terzo, Giovanni Tolu di Enrico Costa, scrittore di rango dell'Ottocento sardo. E' la storia, raccontata in prima persona, del bandito omonimo. Uno stile elementare, una storia di incomprensione e di violenza. Non granché (molto meglio "La bella di Cabras" che avevo preso qualche tempo fa), ma ben racconta gli u...

Divise e uniformi

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La divisa dell’Istituto Mater Dei di Piazza di Spagna si poteva comperare solamente in un bel negozio che s’apriva, luminoso di vetrate e lindura, sulla piazzetta della Maddalena, lì dove, oggi come ieri, giocano con il sole i pizzi barocchi della chiesa intitolata a Maria di Magdala. Vi s’arrivava, da Zingone (così si chiamava il punto vendita) a fine settembre, ancora carichi di sole per l’estate appena passata, a comperare la divisa estiva (gonna blu con due pieghe davanti e due di dietro e una camicetta bianca a maniche corte) e quella invernale, tutta blu che vedeva la gonna estiva baciare una   blusetta in tinta, chiusa sul davanti da una fila di bottoncini bianchi che esplodevano poi sul colmo, sotto al mento, in due collettini candidi che parevano petali di fiori. Dentro, c’eravamo noi, e portavamo sul capo un disco blu chiamato il basco che sostituiva il velo muliebre appena abolito dal Vaticano Secondo e… Ma basta, Benedetta, che noia con il tuo come eravamo, guarda avant...