Piccole spose

 


Nel giorno della Prima Santa Comunione, al Mater Dei, noialtrre bambine, venivamo vestite da piccole spose. Un lungo abito di tulle bianco si allungava fino a mangiarci i piedi infilati in deliziose scarpette candide, una cuffietta, di tulle lei pure, ingentilita da un girotondo di fiorellini bianchi, incorniciava l’ovale del viso,  mentre un velo a strascico ruscellava giù per le spalle. Non vedevo l’ora di indossare il mio vestito, che era però usato, in quanto ereditato da mia sorella più grande e quindi non comperato, fresco, da Zingone alla Maddalena, ma conservato con cura religiosa da mia madre nel bianco armadio del Guardaroba. Al mio solo avvicinarmi, pareva chiamarmi come le sirene Ulisse.  Aprivo le porte. L’odor di naftalina mi pungeva il naso e mi infastidiva lo sciacquio delle plastiche dei tanti abiti lì raccolti, affratellati dall'oblio, come in una tintoria. Lo splendore del mio, da Prima Comunione, sveniva sul tavolo mentre io, con la mano, ne saggiavo la morbidezza e il pallido lume.

Arrivò il giorno, una domenica di sole. Con tutte le altre, in processione seria, le mani giunte, gli occhi bassi, scendiamo la scalinata che è la spina dorsale del Palazzo nostro che s’apre nell’ombra della Salita San Sebastianello. Piena di vanità per la bellezza che sfoggio (come non si dovrebbe), i capelli biondi sciolti, mi avvio, con passo leggero, seguendo la compagna davanti, nella cappella del Buon Pastore, dove si consuma il santo rito che mi dona la comunione. Poi, tutte al primo piano per la colazione con la cioccolata calda e golosi i cornetti alla crema presi alla pasticceria D'Angelo, in Via della Croce. Subito dopo, siamo tutte quante in cortile, per la foto di rito. In mezzo c’è il Cardinale, seduto, un uomo di Dio, mite, di pochi capelli e un sorriso di cioccolata, noialtre schierate in due file. Io al secondo posto sulla sinistra di lui. Davanti a tutti siede, a gambe incrociate, l’unico maschio in giacca  e cravatta…

Ecco, attenzione, la foto si scatta. E tutte in ordine e composte, soltanto io per sempre sul foglio, con la testa girata, in profilo sdegnoso, a inseguire chissà cosa, il pensiero, le fole, forse il Signore che già mi chiamava...


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