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Visualizzazione dei post da dicembre, 2024

Evviva Corbulone, evviva Neera

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Dal libro su Nerone scritto dal giornalista Radius (che era marito della mia amatissima Neera) ho saputo, e non lo ricordavo, che la seconda moglie dell'ultimo dei Giulio-Claudi, si chiamava Poppea Sabina e che era stata la moglie di Otone, uno dei generali che fu imperatore dopo la morte di Nerone. Ho anche appreso che Galba, il primo dei tre imperatori di una stagione, era nobilissimo e parente dei Claudi per via della moglie di Augusto, Livia. Nepotismo, insomma, non ne mancava a Roma, come da ogni dove e sempre e non solo, come si è gridato allo scandalo, nella chiesa... E ho conosciuto, per vie di pagina, ma anche dalle parole di chi amo, Gneo Domizio Corbulone, uno dei grandi generali romani che fecero immenso l'impero. Corbulone (fratellastro dell'ultima moglie di Caligola e dunque lui pure in pieno nepotismo romano) era nato in Abruzzo ed era un genio militare. Nerone lo amava e lo odiava (per la solita maligna invidia che morde gli spiriti deboli). Corbulone aveva ...

Qualche ora di gioia

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  Alla sera, mangiato un boccone, è giocoforza, per la famiglia riunita (e anche per me) sedersi sul sofa e "adorare" (si fa per dire) la televisione che posta al centro della stanza. iattante e superba, inanella tiggì  (pieni di fole), spot pubblicitari del mondo delle favole e programmi (davvero insulsi). Una cataratta di immagini, visi, parole ruscellano sul passivo telespettatore che tutto ingolla e digerisce. Ricordo, d'un tratto, che Pierpaolo Pasolini la definì, la tv intendo, uno strumento fascista. E fascista lo è perché ogni sciocchezza, se sentita dal video, diventa legge univoca, comandamento. Dice la signora Rossi: "L'hanno detto in tv". E applaude, storce il naso, compera, fulmina. A seconda del comando ricevuto da quella fascistona piena di prosopopea e pure, per me, antipatica, che siede come in trono al centro delle stanze... Io, comunque, ho preso i miei provvedimenti e così, pur stando in compagnia famigliare, mi metto d'un canto con u...

IL sole di Padova (non è Nerone)

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Quando esco di casa, al mattino ancora in boccio, il buio e il silenzio padovani accompagnano i miei passi che, leggeri, giungono alla meta, ossia alla cripta del Buon Pastore dove mi attende napoletana fino all'osso (nonostante i molti anni vissuti quassù a nordest) Giuly e con lei la Santa Messa. Una meraviglia quotidiana osservare, laggiù, verso Sant'Antonino il cielo color d'arancio che già si prepara ad accogliere il primo sole nascente. Respiro, uno, due, tre e paragono nel cuore le luminarie umane che aprono e chiudono i loro occhietti d'oro e d'argento per le vie deserte al fulgore del vero sole che porterà al mondo luce e calore. Respiro e sono già arrivata nel giorno in cui si ricordiamo i martiri innocenti che hanno dato la vita per la Via, la Verità e la Vita. E proprio ieri, così per curiosità, ho preso in mano un libro di mio suocero con copertina rossa che si intitola "La vita di Nerone" ed è di Emilio Radius che fu marito della mia amata sc...

Chat Mater Dei

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Ho ritrovato - in una chat wap - le mie compagne di classe all'Istituto Mater Dei. Ci sono tutte e man mano che s'iscrivono (alcune proprio la Vigilia di Natale) ne ricordo i volti, la voce, le espressioni e come erano da ragazze, quando io pure contavo gli anni su quattro mani. Non so come sono diventate nell'età d'argento ed è verissimo, come ha scritto una di noi, che tutte quante saremo sempre ragazze, nel nostro personale sogno disegnato del passato... E cioè in divisa, con il basco in testa, alcune sbuffanti altre felici (io tra le seconde al punto che mia madre, arricciando schifata il naso, mi chiamava quando aveva la luna storta "la collegiale"...). Presto, avanti, corriamo su in classe e ognuna al suo posto. La FS all'ultimo banco (dal quale ha salutato tutte noi). Io al terzo banco! Negli anni ho avuto la gioia di incontrarne alcune. Ho rivisto, Silvia U., che è  brillante dirigente in una struttura pubblica d'importanza, ma resta per me la ...

Cesare Marchi, le cattedrali e l'italiano

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Nella grande casa color rosso pompeiano dove trascorrevo, sposina e poi mamma, i primi Natali dai suoceri, c'era uno spazio infinito per i libri, che svenivano insonnoliti nelle ampie librerie sparse nelle stanze. Quelli di Arnaldo, mio suocero, erano  gialli, thriller, volumi in stile Grisham oppure pagine di viaggi e di arte in forma di strenna bancaria o di ente pubblico.  Mio marito, crescendo a pane burro e cultura, riempì gli scaffali dei suoi amati classici che comperava in Inghilterra quando ancora non c'era amazon. Le edizioni Oxford, con copertina color verde pallido, allineate con ordine, e letti e riletti a me (e al piccolo nostro) ogni volta che si poteva. Memorabili, oggi ancora, sono le sue letture dei racconti di Checov e il nostro preferito è "La verità viene a galla come l'olio"... Per me festa grande era ed è tuttora scegliere in quella biblioteca colorata,  i libri che stuzzicavano (e stuzzicano)  la mia curiosità.  Il preferito, che rileggo ...

Febbraio 2025: alla Libreria Panisperna presenterò il mio Romaamor

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In febbraio, nella bella libreria in Via Panisperna a Roma, presenterò il mio "Romaamor" (bookabook), Ancora non ho una data certa, ma di certo il mio piccolo libro è stato messo in calendario da Masud che è anima del piccolo mondo di carta dove abitano i sogni di tanti e dove si incontrano le menti lucide del Rione. Bene, allora qui e su Facebook metterò, appena possibile, data e orario dell'incontro, segnaatevelo sull'agendina nuova che avete ricevuto in banca, al negozio, al supermercato...  Intanto penso e ripenso a che cosa fare per rendere più caldo il solito incontro di parole. Mi piacerebbe dare qualcosina da mangiare, forse i biscottini di Santa Emerenziana (che sono arrivati freschi come appena sfornati fino in Venezuela tanti anni orsono). Sì e li metterei nei bei barattoli fioriti di rose che sono adatti per il mio Romaamor fiorito di rose.

Chiara e io

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  Oh che belle le memorie quando sono ben scritte, succose di vita, con le parole giuste, scelte con arte, parole piene di ironia, di piroette, evocative a puntino. Gli aneddoti, simpatici, semplici, autentici, si fanno universali. Ho pensato a tutto questo nel rileggere, proprio oggi, un librino dimenticato che ho trovato nel sito Coseinutili e barattato per pochi crediti (non ricordo quanti, forse due). E il libro in questione è di Piero Chiara, uno scrittore che un tempo era celebre e ora dimenticato, incartato nella velina e messo in soffitta, e si intitola "Con la faccia per terra". Un libro di memorie, appunto, in cui lo scrittore torna in Sicilia prima nei racconti di lui bambino e ragazzino (accompagnando suo padre impiegato alle Dogane) poi per davvero, con occhi aperti. Diverte, fin da subito, e acchiappa per le buffe descrizioni dei "compari" di suo padre (tutti gustosamente diversi, s'animano nella visione buffa) per la divertente scena in Vaticano...

La mia amica Piemme e Romaamor

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  Ieri, in gioia, ho ricevuto un bel messaggio di una cara amica sarda (e bibliotecaria) su Romaamor   https://bookabook.it/libro/romaamor/ . Ve lo giro qui perché, essendo il parere di Piemme, a me molto caro, possiate leggerlo insieme a me: "Complimenti, autentico, scorrevole, da leggere senza fretta, si vede il lavoro di introspezione non facile, mi ha commosso, in alcune parti, in altre mi ha fatto sorridere, riflettere, talvolta mi sono ritrovata in alcuni episodi." Metto il punto anche se punto non c'è perché ciò che segue è soltanto mio e di Piemme e avremo tempo per le nostre tante parole insieme. Con l'estate che verrà. Intanto, mentre scorrevo il messaggio mi sono ricordata di un episodio che mi è accaduto oramai qualche anno fa e di cui avevo scritto nel mio blog ora chiuso "Storie tragicomiche della mia infanzia". L'ho ripreso e qui lo aggiungo in allegria (ma non di naufragi...). Qualche anno fa, per un premio letterario friulano, avevo scri...

Guardando il mondo a testa in giù e ricordando Emilio

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 L ungo Corso Magenta, a Milano, all'altezza della stupenda Basilica delle Grazie (che amo) dove s'ammira anche il cenacolo di Leonardo (che era la sala da pranzo dei frati domenicani) c'è, sulla destra, una piccola gemma meneghina, il Museo Martinitt e Stelline dove si racconta la storia dell'opera a favore dei fanciulli orfani e abbandonati, gloria di Miano. Venivano raccolti in un edificio che si trovava accanto alla Chiesa di San Martino e per questo i maschietti erano chiamati martinitt, cioè figlioli di San Martino. Le bambine erano invece tante stelline, perché la loro casa era vicina a una Chiesa chiamata Santa Maria della Stella. Oh Benedetta, avanti, arriva al punto. Arrivo, arrivo. Dunque ci furono martinitt famosi come l'editore Angelo Rizzoli (che imparò l'arte della stampa proprio in orfanotrofio). E ci furono insegnanti di pregio per questi infelicini. Ad esempio uno scrittore che io amo molto e che leggo e rileggo per prender , per osmosi, da lu...

Erre moscia e piume nere

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  In ricordo di B.G. che è stato generoso con me, ma io non l'ho capito... In un Paese lontano, lontano, chiamato Pantasilandia, viveva un bambino di nome Ildebrando. I capelli li aveva biondi, gli occhi celesti ed era bello e perfetto se non fosse che non sapeva dire la erre come i suoi fratelli maggiori che, infatti, lo mettevano in mezzo e dai a prenderlo in giro. "La evve non sevve!", diceva Ildebvando e pestava i piedi. La mamma, paziente gli faceva da scuola: Errrrrrre, errre. Ma lui: "Evvvve evvve". Un sospiro, addio. Un giorno del mese di dicembre (appena iniziato anche qui in italia) Ildebrando senza erre se ne andava tranquillo per la sua strada con il saccoccio della scuola sulle spalle quando incontrò un signorone in mantello e sulla testa portava un gran cappello con un valzer di piume nere. "Neve", esclamò Ildebrando. E quegli: Oh dove la vedi cotesta neve, fanciullo?". Ma Ildebrando: "Neve, neve!". Com'è come non è, d...