Qualche ora di gioia

 


Alla sera, mangiato un boccone, è giocoforza, per la famiglia riunita (e anche per me) sedersi sul sofa e "adorare" (si fa per dire) la televisione che posta al centro della stanza. iattante e superba, inanella tiggì  (pieni di fole), spot pubblicitari del mondo delle favole e programmi (davvero insulsi). Una cataratta di immagini, visi, parole ruscellano sul passivo telespettatore che tutto ingolla e digerisce. Ricordo, d'un tratto, che Pierpaolo Pasolini la definì, la tv intendo, uno strumento fascista. E fascista lo è perché ogni sciocchezza, se sentita dal video, diventa legge univoca, comandamento. Dice la signora Rossi: "L'hanno detto in tv". E applaude, storce il naso, compera, fulmina. A seconda del comando ricevuto da quella fascistona piena di prosopopea e pure, per me, antipatica, che siede come in trono al centro delle stanze...

Io, comunque, ho preso i miei provvedimenti e così, pur stando in compagnia famigliare, mi metto d'un canto con un libro o, a volte, con la settimana enigmistica. Ai commenti degli astanti  (che non ascolto quasi) rispondo con un certo, sì, chiaro e così passa la mezz'ora sociale che mi prepara al riposo notturno.

Ma prima di andare a dormire, eccomi a dare un'occhiata al mio Facebook e anche qui altre chiacchiere, pubblicità, sorrisi, ammiccamenti, un ruscello d'immagini che si spingono, si tengono per mano, si danno manate per apparire per prime. No, basta, stacco la spina e penso, ingolosita, al libro che mi è stato regalato dal titolo "Francesca e Nunziata" (Sellerio editore) che mi attende sul letto già pronto, O anche, perché no, al mio Romaamor che, come mi ha scritto Enzo M. regala "qualche ora di gioia".

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