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Visualizzazione dei post da novembre, 2024

Con buonapace delle signorine irlandesi

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Quando, ad agosto inoltrato, Rosalie e Ann,  irlandesi tutte e due, venivano a stare in Sardegna a far compagnia a mia madre, si portavano in valigie piccole così (dalle quali uscivano abiti per tutte le occasioni  di una settimana sana e come facessero non me lo spiegavo se non con una bacchetta magica),  si portavano, dicevo,  anche molti libri che chiamavano paperbacks perché avevano la copertina morbida ed erano, per dirlo con loro, beach books. E li leggevano quasi con furia uno via l'altro, senza quelle pause di meditazioni che ero solita vivere io tra le pagine dei miei libri. Le guardavo sorpresa, anzi le osservavo con sgomento, mentre si mangiavano la carta scritta fitta fitta e poi si scambiavano i volumi, senza una parola. Alla partenza, i libri li lasciavano a sonnecchiare nella piccola biblioteca di mio padre dove riposavano tutti i libri da lui letti durante le vacanze e ognuno con il suo bel commento vivo in biro blu.  Quelli inglesi, invece, negl...

Romaamor e Roma e basta

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Cammino svelta lungo la Via Nazionale. Non ho una meta e cammino solo per camminare, sgranchirmi le gambe, scuotermi dall'immobilità. Così sì cammino in attesa che giunga l'ora del mio appuntamento con la L. Oh dove vado? Giusto, in libreria! Ed eccomi al Libraccio, che si chiamava un tempo Ibs e prima ancora Mel Bookstore, ed è a un passo da Piazza della Repubblica. Entro, circospetta, mentre osservo la montagna di libri, concorrenti ben più forzuti del mio gracile Romaamor. appena uscito che pure piace a chi lo ha letto... Va bene, penso, i miei libri non ci sono, figuriamoci un poco, e infatti è così perché alla lettera "D" nulla c'è, e allora, penso: faccio finta di essere una lettrice disinteressata (che ha però letto e amato i classici, tutti) e vediamo che cosa succede. Cammino tra le pile di carta e apro ogni volume a pagina uno per vedere se l'incipit m'alletta e poi a pagina settanta per vedere l'effetto che mi fa. Ogni volta rimetto il libro...

Firmato: una boomer

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Ho pensato di far del mio piccolo spazio Instagram un salottino per quanti amano il genere letterario della memoria. https://www.instagram.com/mbennidv/ , e quindi ho cominciato con il mio Romaamor e oggi continuo con una pietra miliare per chi voglia imparare a raccontarsi, rendendo la piccola storia universale e interessante per tutti. Ecco in foto qui, in anteprima, "Giù la piazza non c'è nessuno" di Dolores Prato, un capolavoro imperdibile per quanti desiderano fare lo "story telling" (per usare un termine che detesto ma che si usa) della propria vita rendendola, a modo suo, una cosa buona per tutti perché tutti possono dire: "io pure!", "anche io così!". Dolores insegna a raccontarsi, pur nel dolore di una esistenza difficile, con ironia accesa e pungente, con dolcezza, con perfezione. Ogni parola ha un senso ed è unica, luminosa, splendente nella frase rotonda, ben disegnata e colorata con i pennarelli... Lei, ad esempio, bimba non volu...

Non lo leggo il libro di Sally

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  Una amica  mi ha consigliato il libro di una giovane scrittrice irlandese: "Intermezzo" e l'autrice ha nome Sally Rooney. Prima di comperarlo a occhi chiusi, fidandomi (ma meglio non fidarsi mai) di Giovanna sono andata a vedere su internet come potevo, per di così, assaggiare lo scrivere della Rooney. E, come sempre con la rete che ha modi e mode insuperabili, sono riuscita nel mio intento. Ho letto qualche pagina di un suo libro precedente e poi due capitoli del nuovo. E... puntini di sospensione per atterrare più giù. No, non lo comprerò e no, non lo leggerò. E mi chiedo come possa piacere o dir qualcosa quella scrittura monca che pare lo scartafaccio di una dattilografa dei tempi miei. In stile ticchetocche.  Frasi scarne, monche, due parole due messe di seguito e poi a capo per una nuova riga in singulto o in singhiozzo e via così per pagine. E poi parolacce e tutto tirato via, senza per dire lo stile asciutto di Hemingway (che non mi è mai piaciuto, ma vivaddio lo...

Prudenza, mi dico, e avanti lungo il sentiero

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  Se scrivo di me e di Romaamor mi par di vedere qui, lì e laggiù, qualcuno che s'alza in piedi e dice, seccato: "Eh no, Benedetta, questo non lo devi scrivere, non è vero e, se lo è, non si deve dire. Non hai ancora capito un'acca, tu, del quieto vivere". Sì, è vero, non un'acca. Infatti, quando pubblicai "L'ingegnere e altri racconti" (Millelire) mi ritrovai a passare il Natale, bandita da casa mia e raminga a casa della zia Beatrice. Con "Cuoresardo" ho perduto una amica che si è sentita punta nel suo per le mie parole nere su bianco e scrivevo il vero che si ripeteva proprio mentre il librino vendeva le sue poche copie in libreria e lei ricominciava daccapo. Mi consolo. succede a chi scrive, come ho letto anche nel libro di Bianca Pitzorno  "Donna con libro, autoritratto delle mie letture" che, ragazzina, scrisse un bel temino sul suo Stintino e caro gli costò perché gli abitanti tutti s'offesero, chi per un verso e chi pe...

Romaamor in giro e nei cuori

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  Sono contenta: alla mia cara amica Rosa, "Romaamor" è piaciuto: "E' bellissimo, Benedetta", mi ha detto e sono stata felice perché dopo aver amato "Cuoresardo" attendeva il suo gemello bruno, da parecchi mesi, per la precisione dall'8 gennaio scorso, giorno di Santa Gudula, Patrona di Bruxelles al cui patrocinio ho affidato il mio libro. E lei, la piccola Santa, una principessa, lo ha protetto da lassù fino a farlo arrivare in porto. Seppur con tanti problemi logistici , proprio al momento della pubblicazione, di cui bookabook non mi ha dato tante spiegazioni. Ci sono stati ritardi nell'invio delle copie (persino io non ho ancora avuto la mia copia di spettanza da contratto) e anche non sono stati mandati i volumi persino ai pochi giornalisti e influencer che mi posso permettere (invero pochissimi perché non ne conosco più e non riconosco più il mondo dei libri che per me è fermo alla Terza Pagina... Comunque avanti in sorriso, le copie prima...
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  La sera, in punta di piedi, scende a coprire il mondo con il suo bel manto nero trapunto di stelle, e io, sola a casa, me ne sto con il cuore sereno e rotondo perché so che finalmente (dopo tanta preghiera anche mia) chi ho amato sulla terra è ora nella quiete. E non mi chiama più, adirata a modo suo, nel cavalcar frenetico delle ore. Respiro, nel perdono di ogni cosa, e mi appresto al pasto serale mentre quelli che amo, il grande e il piccolo insieme, se ne stnno lassù a Milano... Continuano ad arrivare piccoli commenti di lettori di Romaamor. E questa è la cara Celeste (che qui chiamo in nickname) che mi ha sostenuto con tutta la sua intrepida energia quando facevo il crowd funding e che, per fortuna, non si è pentita di avermi aiutata perché scrive in tre wap differenti, lasciandomi nella suspance tra il secondo e il terzo. "Libro bellissimo", poi "Non perfetto" e aggiunge con un bel faccino ridente, dopo aver fatto scorrere i secondi e in me brrr: "Troppo...

Come un arrotino

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https://bookabook.it/libro/romaamor/ Vorrei assoldare un piccolo strillone d'altri tempi per far da contrappeso al noioso blabla dei social e raccontar le storie di Romamamor, gridandole lungo le grigie strade di oggi che han perduto sugo e umanità. Mi è venuto in mente ieri mentre sedevo ai giardinetti dalle parti dei Prati perché ad un certo punto, salvandomi dalla barba dell'attesa, è passato un camioncino ad ali aperte e pieno di cassette di bella frutta fresca e colorata. Pot pot pot, put put put, avanzava lento lento e una voce baritonale recitava il mantra di banane e arance. "Donne abbiamo la frutta buona, le arance, le banane". E io, tra me: "Donne, scendete, vi regaliamo tante storie buffe e altre amare di una piccola vita romana. Comprate Romaamor per sorridere alla vita ordinata e profumata di lavanda". Bello sarebbe! Così vivo, allegro e vero sarebbe.... E mi sono ricordata, salendo su al piano dove dovevo andare, di quando sotto casa mia passav...

Romaamor al De Merode

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https://bookabook.it/libro/romaamor/ Dal Brasile una bella notizia (e molto tenera, per me): Romaamor è nella chat di una classe del San Giuseppe De Merode, la scuola maschile che guardava in viso il Mater Dei. Ripropongo qui, tratto dal mio blog (ora chiuso) "Storie tragicomiche della mia infanzia" un piccolo post dedicato a quei ragazzi che mi innamorarono un poco tutti quanti, chi per una cosa chi per l'altra e che, a volte, popolarono i miei sogni di ragazza. Loro col vespone, il piumone, gli occhiali a specchio. Me li ricordo tutti quanti e di tutti potrei dire il nome, il cognome e come portavano i capelli. E molti di loro, al sabato pomeriggio, venivano in Via B. a giocare a pallone invitti da mio fratello Marco. In apnea, chiudete gli occhi, siamo nel millenovecento e forse ottanta qualcosa... giù, con la mia penna nella bella Romaamor di quei tempi oramai lontani, ma vivi nella memoria di molti: Al pomeriggio del sabato, il praticello della villa romana che era u...

Romaamor: la bambina che scrive...

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Il mio cuscino da laptop   "Bello, bello!! E' la parte bambina che scrive!". Questa mattina ho ricevuto questo messaggio di Daniela, una amica, che ha letto Romaamor. E mi ha colpito questo suo pensiero che forse è vero. I bambini, si sa, non mentono. Per il resto lascio che il libro arrivi a tutti e, se farà scandalo, sarà segno che ha colpito al cuore lì dove doveva arrivare... Un piccolo ciao rosa mentre scende la sera, accendendo le luci e avviandoci alla quiete notturna.

Romaamor è arrivato in casa dei miei sostenitori: grazie a tutti!

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E' arrivato, o meglio, non so se ancora a tutti quelli che mi hanno sostenuto, ma ad alcuni sì e ho ricevuto una bella mail da un professore di fisica (che è amico e monticiano) che mi ha fatto molto piacere e che qui copio e incollo: " Cara Benedetta, è arrivato il tuo libro. Grazie per questo bellissimo lavoro. Sto per leggerlo. Intanto ho letto le prime pagine e già mi piace moltissimo".  Passo e chiudo per oggi e domani una sorpresa per i miei lettori! Grazie ancora