Con buonapace delle signorine irlandesi
Quando, ad agosto inoltrato, Rosalie e Ann, irlandesi tutte e due, venivano a stare in Sardegna a far compagnia a mia madre, si portavano in valigie piccole così (dalle quali uscivano abiti per tutte le occasioni di una settimana sana e come facessero non me lo spiegavo se non con una bacchetta magica), si portavano, dicevo, anche molti libri che chiamavano paperbacks perché avevano la copertina morbida ed erano, per dirlo con loro, beach books. E li leggevano quasi con furia uno via l'altro, senza quelle pause di meditazioni che ero solita vivere io tra le pagine dei miei libri. Le guardavo sorpresa, anzi le osservavo con sgomento, mentre si mangiavano la carta scritta fitta fitta e poi si scambiavano i volumi, senza una parola. Alla partenza, i libri li lasciavano a sonnecchiare nella piccola biblioteca di mio padre dove riposavano tutti i libri da lui letti durante le vacanze e ognuno con il suo bel commento vivo in biro blu. Quelli inglesi, invece, negl...