Come un arrotino




Vorrei assoldare un piccolo strillone d'altri tempi per far da contrappeso al noioso blabla dei social e raccontar le storie di Romamamor, gridandole lungo le grigie strade di oggi che han perduto sugo e umanità.
Mi è venuto in mente ieri mentre sedevo ai giardinetti dalle parti dei Prati perché ad un certo punto, salvandomi dalla barba dell'attesa, è passato un camioncino ad ali aperte e pieno di cassette di bella frutta fresca e colorata. Pot pot pot, put put put, avanzava lento lento e una voce baritonale recitava il mantra di banane e arance. "Donne abbiamo la frutta buona, le arance, le banane". E io, tra me: "Donne, scendete, vi regaliamo tante storie buffe e altre amare di una piccola vita romana. Comprate Romaamor per sorridere alla vita ordinata e profumata di lavanda". Bello sarebbe! Così vivo, allegro e vero sarebbe....
E mi sono ricordata, salendo su al piano dove dovevo andare, di quando sotto casa mia passava l'arrotino nella sua sfascicata bicicletta, nera fuliggine e al sapor di robivecchi.  "E' aarrivato l'arrotino!", ripeteva come un altoparlante e girava tra via del Boschetto, i Serpenti e Panisperna, Aveva una mola sul manubrio che girava girava mentre l'arrotino, pedalando, andava cicalando e tutto rugoso e scarno come era, per me diventava l'immagine della serenità. Oltre ad affilare coltelli e forbici, riparava anche gli ombrelli. E uno mio rosso fu da lui rimesso a nuovo e, lo ricordo con una lacrima inghiottita, scendemmo correndo per le scale, io e il mio Leo allora bimbolino, per tema che scappasse via, bici, mola e tutto quanto, come in un sogno.

Ma so che non si può fare e quindi mi sono inventata questa bambolina che, nostalgica, tiene tra le mani una bennibag chiamata appunto Romaamor e qui la porta in giro per la città...


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