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Visualizzazione dei post da luglio, 2025

Tessera rossa

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Ebbi il mio primo contratto da giornalista (s’intende non un articolo 1) giovane e verde nella redazione di un settimanalino per teenager che si chiamava “Hellò”. Direttore mio, e che mi scelse dopo aver io scritto per mesi e mesi lunghe e corte storie d’amore per adolescenti, era Michel Pergolani che allora, in quei remoti tempi quasi di Cleopatra, era “famoso” per essere lui nel gruppo di Renzo Arbore e corrispondente da Londra. Arrivava tardi in redazione, Michel, e, divertendosi un sacco, leggeva i miei articoli lievemente ironici su Simon Le Bon, Nick Kamen, Anthony Delon che erano i divi di allora, inventati e serviti su un piatto d’argento dal mago di Oz a chi (non io ancora diciannovenne) se li beveva come semidei… Io scrivevo, a capo chino, in compagnia di Sabrina, la segretaria di redazione, che ancora ricordo con affetto e tanta simpatia per l’intelligenza che guizzava dagli occhi neri e per il sorriso dolce che mi confortava. Passano degli anni e, rincorrendo il mio sogno d...

Pec con sorpresa

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I segnalibro per Dormi Cecilia che inizierà il suo bel viaggio in settembre...   Nel mio Romaamor ho scritto, tra gli altri, anche di mio nonno, il papà di mia mamma:   ufficiale di Cavalleria, Cattolico, monarchico, morto in prigionia in Germania sotto i bombardamenti degli alleati. Friulano di Udine, il Colonnello Giuseppe Luciano Feruglio, splendeva nei ricordi di mia mamma che io bevevo fin da bambina e che mio fratello Marco, uno dei “miei” marchi del cuore, ha conservato nel suo archivio di collezionista. Non pensavo però, e invece è accaduto, che quelle poche righe su un nonno che non ho mai conosciuto (se non nelle foto che lo ritraevano bellissimo, giovane e innamorato della nonna Lisetta) mi portassero, via pec, la mail di Vannes   Chiandotto, giornalista friulano, che sta scrivendo un libro sul nobile settimanale diocesano “Il Popolo di Pordenone”. Con un nome così, Vannes, come resistere? Così, con due mesi di ritardo (solo perché controllo di rado la mia p...

In canto e controcanto a Torino

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  Una bella colonna con Gargoyle a Sant'Ambrogio A venti anni, poco più poco meno, con una ex compagna di scuola che aveva un babbo importante, con agenzia di uffici stampa, andai, per la prima volta al Salone del Libro di Torino. Lavoravo come addetto stampa  per un libro di Hugo Pratt (che infatti dormiva nella stanza dirimpetto alla mia).  Era un uomo molto grasso, almeno così lo ricordo, e tutto bianco di capelli e sornione e mi disegnò un Corto Maltese sul suo libro che era un romanzo, il suo primo romanzo... Il Salone, che mi parve le sette meraviglie, era guidato allora da Stefano Rolando, moro, con i capelli ricciuti, molto simpatico (credo socialista) e con me aveva sempre una battuta pronta... Io, più che occuparmi di Pratt (che bastava a se stesso potete ben scommetterci), me ne andavo a zonzo per gli stand a chiacchierare con chi mi pareva sorridente. Conobbi Guido Leotta, che era anima ed editore di Moby Dick e che, anni più tardi, doveva pubblicare il mio "I...

Il mio GIampiero

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La Madonnina bella di Porto Taverna dove ogni settimana vado in piccolo pellegrinaggio... S'apre una nuova settimana e qui nel piccolo blog di una scrittrice fuori moda, è tempo di cambiar federe e lenzuola e rifare il letto, con la biancheria di bucato profumato al mirto. Datemi un minuto. Ecco fatto, avanti, e ora per farmi perdonare il contrattempo, vi offro un caffè e vi conduco con me, nella macchina del tempo. Messo il calendario al contrario, via, di nuovo ai tempi dei miei primi passi in redazione (del Gazzettino di Venezia) e vi presento, così, volando, il mio Giampiero, cioè Giampiero Rizzon, veneziano di Dorsoduro, inviato dalla penna preziosa e poi infelice (oh quante sigarette fumava, tenendole tra le sue dita gialle di nicotina!) caporedattore a modo suo della redazione romana dove mi assunse nel lontanissimo 1991... Da Giampiero, il mio Giampiero, ho imparato le regole del mestiere. Che cioè, senza tanti svolazzi, dovevo andare al sodo e interessare i gondolieri - og...

Primi passi in redazione, tanti anni fa

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Tanti e tantissimi anni fa, quando a Via del Tritone c'erano ancora i leoni e gli elefanti, nella redazione romana della Sicilia - che occupava uno stanzone al terzo piano di Palazzo Marignoli, bianco  e solenne su Piazza San Silvestro -  comandava il Principe. Siciliano, elegantissimo, nei completi color avana e sempre in camicia azzurra, era sempre pronto a far galanterie alle novelline e quindi anche a me. Il nome  suo era in realtà un semplice Gino e il cognome lo terrò per me. Ma quel  Gino al pane e salame, messo addosso a lui, il Principe, diventava un nome con quattro quarti di nobiltà. Anche perché lui, oltre ad essere il caporedattore dell'ufficio di corrispondenza del quotidiano siciliano era anche Presidente della Sala Stampa e, credo, uno dei probiviri dell'ordine (ma potrei anche sbagliarmi) e chissà che cosa altro. Io, timidamente, m'affacciai alla porta della redazione e avevo una ventina d'anni. "Ho portato dei libri dell'editore Lucarini, ...

Parola di creatura pura

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Questa è mia madre, l'ho sognata stanotte e qui la metto ancora  bambina Il mare, anzi le onde ricamate di bianco sembrano entrar dalla finestra aperta, mentre soffia il maestrale, pulendo il cielo degli angeli. Dal telefonino mi arrivano le cure romane. Devo rinnovare un contratto scaduto (presto, presto, chiamare Vittorio ed è pure il giorno suo di San Bonaventura, francescano che amo), con i fratelli è sempre tutto un dilemma, e chi scrive e chi no, ma vola il latinorum, chiama la dolce Giuly da Padova, ma perché la suoneria non suona? Ora Marilena mi manda le foto del figliolo che fa il compleanno e Marco le ultime dal Vaticano. Sento anche Carla, amica della mia anima, e parliamo di lavoro, di Sicilia e d'altro ancora che tengo cucito nel segreto mio. Ora è già quasi sera, il vento è andato a farsi un sonnellino e l'acqua è una tavola d'argento mentre il cielo si colora d'arancio, Tavolara indossa la sua camicina da notte in tinta azzurrata con merletti rosati,...