Tessera rossa
Ebbi il mio primo contratto da giornalista (s’intende non un articolo 1) giovane e verde nella redazione di un settimanalino per teenager che si chiamava “Hellò”. Direttore mio, e che mi scelse dopo aver io scritto per mesi e mesi lunghe e corte storie d’amore per adolescenti, era Michel Pergolani che allora, in quei remoti tempi quasi di Cleopatra, era “famoso” per essere lui nel gruppo di Renzo Arbore e corrispondente da Londra. Arrivava tardi in redazione, Michel, e, divertendosi un sacco, leggeva i miei articoli lievemente ironici su Simon Le Bon, Nick Kamen, Anthony Delon che erano i divi di allora, inventati e serviti su un piatto d’argento dal mago di Oz a chi (non io ancora diciannovenne) se li beveva come semidei…
Io scrivevo, a capo chino, in compagnia di Sabrina, la segretaria di redazione, che ancora ricordo con affetto e tanta simpatia per l’intelligenza che guizzava dagli occhi neri e per il sorriso dolce che mi confortava.
Passano degli anni e, rincorrendo il mio sogno di diventar scrittrice, non so neanche come e perché mi ritrovo nella redazione romana della Sicilia e dai a scrivere di questo e di quello e di politici che oggi sono famosi come Sir Pitt, Federico il grande e Mazzarino.
Intanto sono diventata pubblicista con la tessera verde che vale come un soldino del Suriname, e per diventar professionista e sostener l’esame (e ottenere l'agognata tessera rossa) ancora dovevano passare molti anni e tanti triboli. Perché divenni professionista solo, se ricordo bene, solo vicina ai quaranta anni...
Tanto patir per nulla, ché oggi essere iscritti all’Ordine dei Giornalisti òista professionisti (come lo sono io) non ti offre neppure un caffè e solo il dovere appena di pagar la quota annuale e di fare i corsi di formazione obbligatoria (come se dopo tanti anni a scrivere di tutto tornassimo tutti quanti scolaretti, sui banchi di scuola…).
E concludo: qualche tempo fa, all’entrata di una mostra tal dei tali, mi è stato domandato se scrivevo per un blog (magari piccolo come il mio) o per un giornale nazionale, mettiamo il Corriere della Sera (che per me di allora era una chimera). Ché tanto fa lo stesso, questo o quello pari sono oramai. Con buon pace della tessera rossa…

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