Il mio GIampiero

La Madonnina bella di Porto Taverna dove ogni settimana vado in piccolo pellegrinaggio...

S'apre una nuova settimana e qui nel piccolo blog di una scrittrice fuori moda, è tempo di cambiar federe e lenzuola e rifare il letto, con la biancheria di bucato profumato al mirto. Datemi un minuto. Ecco fatto, avanti, e ora per farmi perdonare il contrattempo, vi offro un caffè e vi conduco con me, nella macchina del tempo. Messo il calendario al contrario, via, di nuovo ai tempi dei miei primi passi in redazione (del Gazzettino di Venezia) e vi presento, così, volando, il mio Giampiero, cioè Giampiero Rizzon, veneziano di Dorsoduro, inviato dalla penna preziosa e poi infelice (oh quante sigarette fumava, tenendole tra le sue dita gialle di nicotina!) caporedattore a modo suo della redazione romana dove mi assunse nel lontanissimo 1991...

Da Giampiero, il mio Giampiero, ho imparato le regole del mestiere. Che cioè, senza tanti svolazzi, dovevo andare al sodo e interessare i gondolieri - ogni tre righe, via, un cioccolatino - che erano i miei lettori. Dovevo anche smontarmi subito perché i quotidiani, il giorno dopo, servivano a incartare il pesce al mercato di Rialto. Mi insegnò a usare il dizionario per trovar l'unica parola giusta per ogni cosa....

Fresca appena di assunzione, lo ricordo come fosse ieri, mi diede due lanci d'agenzia così intitolate: "Cossiga incontra Martelli", "Cossiga incontra Mancino". Cossiga allora era Presidente della Repubblica, Martelli ministro della Giustizia e Mancino dell'Interno. Poi aggiunse: "Mi scriva 60 righe". Rimasi muta, sorda, di sasso. Andò via per una decina di minuti, restai ferma, le dita sulla tastiera, pensai che mi avrebbero licenziato, non sapevo da dove cominciare. Tornò, Giampiero, con un suo pezzo in mano, che spiegava tutto quanto... Grazie Giampiero!

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