Primi passi in redazione, tanti anni fa
Tanti e tantissimi anni fa, quando a Via del Tritone c'erano ancora i leoni e gli elefanti, nella redazione romana della Sicilia - che occupava uno stanzone al terzo piano di Palazzo Marignoli, bianco e solenne su Piazza San Silvestro - comandava il Principe. Siciliano, elegantissimo, nei completi color avana e sempre in camicia azzurra, era sempre pronto a far galanterie alle novelline e quindi anche a me. Il nome suo era in realtà un semplice Gino e il cognome lo terrò per me. Ma quel Gino al pane e salame, messo addosso a lui, il Principe, diventava un nome con quattro quarti di nobiltà. Anche perché lui, oltre ad essere il caporedattore dell'ufficio di corrispondenza del quotidiano siciliano era anche Presidente della Sala Stampa e, credo, uno dei probiviri dell'ordine (ma potrei anche sbagliarmi) e chissà che cosa altro.
Io, timidamente, m'affacciai alla porta della redazione e avevo una ventina d'anni. "Ho portato dei libri dell'editore Lucarini, sono Benedetta de Vito, capo ufficio stampa e...". Avrei continuato per qualche altro minuto con la mia tiritera (che ripetevo alla maniera di un biglietto da visita per rompere i ghiacci), ma lui, alzandosi nella persona imponente, come una vela al vento mi raggiunse, mi strinse la mano e mi disse: "Vieni qui, Benedetta, trenta righe me le scrivi ora, subito, adesso". Posai i libri, mi misi alla macchina da scrivere...
Fu lui, Gino, il Principe, a presentarmi poi a Giampiero Rizzon, il caporedattore del Gazzettino, che mi propose un contratto un mese dopo. Allora accadeva, ora non più.
Commenti
Posta un commento