Post

Non mi piacciono i gialli

Immagine
  Me ne stavo in spiaggia, sola soletta,  nel vento, a pensare ancora e di nuovo al  mondo nuovo di cui ho scritto ieri e che non è affatto migliore di quello in cui sono cresciuta io. D'un tratto presa un' automobile volante targata fantasia, eccomi parcheggiata davanti a una libreria. Entro e i libri mi chiamano: "me, me, compra me!". Un giallo, con cadavere eccellente. Un altro: "Io, io, io!" e sembra mettersi sulle punte per farsi bello. Lo tiro su: è un noir con omicidi. Lo poso e man mano che avanzo è tutto un cinguettar di libri che parlano di violenze, odio, vendetta, sangue e assassini. E se non c'è il sangue c'è la tristezza, lo scoramento, puzze e sordidezza. "Bontà vostra - dico ai volumetti che si sono ora placati - ma io non vi comprerò, per carità, e perché mai dovrei mettermi a bordo scena a leggere di orrori e orrendezze?". Sono di nuovo sulla spiaggia, sola soletta come sopra, e mi pare di aver capito perché i gialli imper...

Un mondo nuovo

Immagine
Mi sono svegliata, mi pare, in un mondo nuovo e parlo (non solo) di libri. E spiego. ieri mattina    invitata a prendere un caffè da una conoscente, scopro, mentre il liquido nero danza nella gran cuccuma famigliare - dicevo - e scopro con stupore che un vicino di casa romano, che ha una gran carriera per nulla letteraria e tantissimo denaro, pubblica da anni libri con Rizzoli. La signora, pensando di farmi cosa gradita, va e torna con in mano un volumetto e me lo offre. Lo prendo, lo apro, leggo, richiudo. Uno scriver sciatto, immagini cruente, con minuzia descritte, che solleticano i vizi peggiori dell'umanità,  come un video game sulla carta. Sorrido, gentile: "Non sapevo". Ed evito commenti, come li ho evitati quando un'altra vicina di casa mi ha prestato il libro di geopolitca di un certo signore di mia conoscenza. Taccio per non dire che la penso come Katherine Mansfield che della scrittura aveva quasi un'idea mistica: ogni parola era l'unica parola, ogn...

Dolce Monica

Immagine
  All'Istituto Mater Dei, la mia compagna di banco delle medie si chiamava Monica. Il cognome non lo rivelerò, ma dirò di lei che aveva due grandi occhi di marmo azzurro e i capelli spessi e biondi che non occorreva stirare dopo lo shampoo. Viveva con suo padre e con una mamma  e un fratello che non erano suoi, in un vasto appartamento  fatto di stanze che parevano riprodursi nella notte e dove il sole entrava poco o mai. Era  in Via in Lucina,  che è un vicolino nascosto e timido dietro Piazza del Parlamento nella mia Romaamor. Dalla finestra interna del tinello, che dava su un cortile, parlava a urlo con un'altra compagna di classe dagli occhi di gatto che anche le era amica come me. Oh come mi divertiva vederle  chiacchierare di sotto in su,  a volte in alfabeto muto per non disturbar chi riposava, mentre ci preparavamo, un laccio di cuoio intorno alla testa,  lei e io, per andare a caccia di autoadesivi. Parlava con lei, sì, ma il cuore lo don...

Due giorni nella vita di Piccino

Immagine
Splende un gran sole e devo correre via. Oggi vi lascio il link a un racconto davvero bello (per me) che ho tradotto per Stilum Curiae. L'autrice è Elizabeth Hodgson Burnett, più nota per il suo "Il Giardino segreto". Ecco qui, buona lettura, se vi va...   https://www.marcotosatti.com/2025/08/02/due-giorni-nella-vita-di-piccino-ultima-puntata-benedetta-de-vito/  

Tessera rossa

Immagine
Ebbi il mio primo contratto da giornalista (s’intende non un articolo 1) giovane e verde nella redazione di un settimanalino per teenager che si chiamava “Hellò”. Direttore mio, e che mi scelse dopo aver io scritto per mesi e mesi lunghe e corte storie d’amore per adolescenti, era Michel Pergolani che allora, in quei remoti tempi quasi di Cleopatra, era “famoso” per essere lui nel gruppo di Renzo Arbore e corrispondente da Londra. Arrivava tardi in redazione, Michel, e, divertendosi un sacco, leggeva i miei articoli lievemente ironici su Simon Le Bon, Nick Kamen, Anthony Delon che erano i divi di allora, inventati e serviti su un piatto d’argento dal mago di Oz a chi (non io ancora diciannovenne) se li beveva come semidei… Io scrivevo, a capo chino, in compagnia di Sabrina, la segretaria di redazione, che ancora ricordo con affetto e tanta simpatia per l’intelligenza che guizzava dagli occhi neri e per il sorriso dolce che mi confortava. Passano degli anni e, rincorrendo il mio sogno d...

Pec con sorpresa

Immagine
I segnalibro per Dormi Cecilia che inizierà il suo bel viaggio in settembre...   Nel mio Romaamor ho scritto, tra gli altri, anche di mio nonno, il papà di mia mamma:   ufficiale di Cavalleria, Cattolico, monarchico, morto in prigionia in Germania sotto i bombardamenti degli alleati. Friulano di Udine, il Colonnello Giuseppe Luciano Feruglio, splendeva nei ricordi di mia mamma che io bevevo fin da bambina e che mio fratello Marco, uno dei “miei” marchi del cuore, ha conservato nel suo archivio di collezionista. Non pensavo però, e invece è accaduto, che quelle poche righe su un nonno che non ho mai conosciuto (se non nelle foto che lo ritraevano bellissimo, giovane e innamorato della nonna Lisetta) mi portassero, via pec, la mail di Vannes   Chiandotto, giornalista friulano, che sta scrivendo un libro sul nobile settimanale diocesano “Il Popolo di Pordenone”. Con un nome così, Vannes, come resistere? Così, con due mesi di ritardo (solo perché controllo di rado la mia p...

In canto e controcanto a Torino

Immagine
  Una bella colonna con Gargoyle a Sant'Ambrogio A venti anni, poco più poco meno, con una ex compagna di scuola che aveva un babbo importante, con agenzia di uffici stampa, andai, per la prima volta al Salone del Libro di Torino. Lavoravo come addetto stampa  per un libro di Hugo Pratt (che infatti dormiva nella stanza dirimpetto alla mia).  Era un uomo molto grasso, almeno così lo ricordo, e tutto bianco di capelli e sornione e mi disegnò un Corto Maltese sul suo libro che era un romanzo, il suo primo romanzo... Il Salone, che mi parve le sette meraviglie, era guidato allora da Stefano Rolando, moro, con i capelli ricciuti, molto simpatico (credo socialista) e con me aveva sempre una battuta pronta... Io, più che occuparmi di Pratt (che bastava a se stesso potete ben scommetterci), me ne andavo a zonzo per gli stand a chiacchierare con chi mi pareva sorridente. Conobbi Guido Leotta, che era anima ed editore di Moby Dick e che, anni più tardi, doveva pubblicare il mio "I...