Un mondo nuovo


Mi sono svegliata, mi pare, in un mondo nuovo e parlo (non solo) di libri. E spiego. ieri mattina  invitata a prendere un caffè da una conoscente, scopro, mentre il liquido nero danza nella gran cuccuma famigliare - dicevo - e scopro con stupore che un vicino di casa romano, che ha una gran carriera per nulla letteraria e tantissimo denaro, pubblica da anni libri con Rizzoli. La signora, pensando di farmi cosa gradita, va e torna con in mano un volumetto e me lo offre. Lo prendo, lo apro, leggo, richiudo. Uno scriver sciatto, immagini cruente, con minuzia descritte, che solleticano i vizi peggiori dell'umanità,  come un video game sulla carta.

Sorrido, gentile: "Non sapevo". Ed evito commenti, come li ho evitati quando un'altra vicina di casa mi ha prestato il libro di geopolitca di un certo signore di mia conoscenza. Taccio per non dire che la penso come Katherine Mansfield che della scrittura aveva quasi un'idea mistica: ogni parola era l'unica parola, ogni frase l'unica frase.

Sospiro mentre il padrone di casa, sfogliando il volume di Salvatore Cambosu (Miele amaro, un capolavoro...) arricciando il naso me lo rende con un "non è il mio genere" e mi consiglia il solito giallo di stagione pieno di morti ammazzati descritti fin nel loro nocciolo offeso. E dentro di me so, ma non lo rivelo, il percome di tanta efferatezza nel nuovo corso anche nell'editoria...

Sorrido alla letteratura che veleggia lontano negli sconfinati oceani della mia giovinezza. Addio, addio! Sì, un mondo nuovo, ma non migliore.

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