Non mi piacciono i gialli

 


Me ne stavo in spiaggia, sola soletta,  nel vento, a pensare ancora e di nuovo al  mondo nuovo di cui ho scritto ieri e che non è affatto migliore di quello in cui sono cresciuta io. D'un tratto presa un' automobile volante targata fantasia, eccomi parcheggiata davanti a una libreria. Entro e i libri mi chiamano: "me, me, compra me!". Un giallo, con cadavere eccellente. Un altro: "Io, io, io!" e sembra mettersi sulle punte per farsi bello. Lo tiro su: è un noir con omicidi. Lo poso e man mano che avanzo è tutto un cinguettar di libri che parlano di violenze, odio, vendetta, sangue e assassini. E se non c'è il sangue c'è la tristezza, lo scoramento, puzze e sordidezza. "Bontà vostra - dico ai volumetti che si sono ora placati - ma io non vi comprerò, per carità, e perché mai dovrei mettermi a bordo scena a leggere di orrori e orrendezze?".

Sono di nuovo sulla spiaggia, sola soletta come sopra, e mi pare di aver capito perché i gialli imperversano (persino la mia amata Sellerio con la sua dolce collana "La memoria" ora si consuma inseguendo gialli, gialloni e gialletti...). In fondo la risposta è semplice: i gialli stuzzicano i vizi, titillano le bramosie, fanno far la danza dei cannibali rimanendo al sicuro in poltrona. E' lo stesso meccanismo, penso, che porta i telespettatori dei lunghi pomeriggi  in diretta a ficcanasare e curiosare nelle case dei morti ammazzati. No, non mi interessa.

E d'un tratto, proprio mentre chi amo ha terminato il suo bagno di mare, ho capito perché non mi è mai piaciuto Dostoevskij: i suoi libri, in fondo, sono dei gialli letterari! Io, dei russi sono tutta per Gogol (penso di aver letto cinque volte "Le anime morte" e ogni volta mi sono fatta tante sane risate...), per Cekov (tutti quei racconti maginifici!),  per Tolstoj (quanto amo Pierre Bezukov...).

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