Telma, Ennio e il Motocross
Io, nella Cinquecento rosa di Grazia a Budoni
Trascorsi a Lisbona, a casa di Vovodina, due mesi d'estate per immergermi tutta nel mondo a spirale di Fernando Pessoa. Al mattino, molto presto, ero già all'Università per il corso di portoghese e al pomeriggio, dopo aver mangiato alla mensa, in biblioteca, a studiare. A spezzare la routine, come un vento forte di ponente che irrompe durante una bonaccia, arrivò Telma. Era biondissima, giornalista di motociclismo e un maschiaccio nei modi schietti. Giovane giovane aveva sposato uno svedese bello come Odino ed era partita con lui per Stoccolma. Ma il cielo era sempre grigio, lassù dove abita una mia lontana cugina, il freddo le intorpidiva mente e dita dei piedi e così, con l'amore ancora acceso tra i due, decisero di lasciarsi in buon accordo e lei ritornò a Lisbona dove il firmamento è sempre azzurro e vi cavalcano allegre le nuvole in viaggio verso l'Oceano per giungere in Brasile...
Partimmo per una gara di motocross verso il Nord, ma non ricordo dove. Dormimmo in una pensioncina pulciosa e al mattino tra tutti quei bei ragazzi che guidavano moto da cross, c'eravamo lei e io impolverate. C'erano tanti italiani e un giornalista in particolare che mi prese in simpatia. Si chiamava, lo ricordo ancora, Ennio Camisasca e scopro ora che, ai suoi tempi, dirigeva una rivista importante e di settore: "Motocross". Telma fotografava e scriveva e a me toccò, secondo le istruzioni di Ennio ("Perché sei bionda...") incoronare i tre vincitori sul podio e dar loro anche dei bacetti.
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