Ognuna per il proprio cammino
Me ne stavo con mia sorella in un baretto trasteverino mentre fuori la corrente umana e cosmopolita di Porta Portese comperava e vendeva nel bel sole d'ottobre quando, alzando lo sguardo, mi rivedo davanti il Mater Dei nella persona di una certa compagna dallo sguardo spagnolo che, nei miei anni verdi, non contavo tra le amiche e neppure oggi dopo tanti anni. La simpatia, per dirla tutta, la provo perché nel vederla eccomi di nuovo bambina, in divisa estiva o invernale, su e giù per le scale arrotolate sull'asse marmoreo della mia scuola in Piazza di Spagna, tornata viva viva. Come in un sogno a occhi spalancati.
Ci siamo fatte un cenno e un sorriso da lontano perché il Mater Dei non c'è più e anche se so che esiste un gruppo virtuale via cellulare, io ho preferito non farne parte. In fondo alcune che mi erano amiche non lo sono più, la mia ex compagna di banco, potrei sentirla lei e io soltanto, un'altra, che ho ritrovato, anche. Ma soprattutto, tra le tante, non c'è - o almeno non c'era - Francesca, che era l'unica, per me di allora, all'Istituto Mater Dei e che mi darebbe gioia rivedere, anche solo per un'ora.
Sospiro. Andiamo via, mia sorella e io nella folla e d'un tratto: "Benedetta!". Oh non ci credo: è Silvia che con me divise la prima esperienza in redazione, la redazione di un settimanale per adolescenti che si chiamava Hallò. Sì tanti anni fa. Il direttore era Michel Pergolani e un giorno vi racconterò di lui.
Un abbraccio, uno scambio di battute veloci e via, ognuna per il proprio cammino.

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