Milano, Micani

C'è a Milano, alla domenica mattina, un bel mercato rionale che s'adagia, in bancarelle che han sul capo bianchi fazzoletti, lungo il dorso della via Pagano. Ci vado dopo la Messa alle Grazie a curiosare sul tavolaccio di un ciribigattolaio dal volto ossuto e rugoso che a volte mi saluta e altre no, dipende dal suo umore. Ho trovato la bic d'argento che cercavo, un macinino un poco sgarrupato, delle posate inox con i ghirigori fioriti che s'usavano ai tempi di mia madre e anche un poco miei. Passo poi dal panettiere ciarliero che alle undici ha già esaurito la sua scorta perché quel pane suo, pugliese, lo vengono a prendere dai quattro capi milanesi e quindi, a far tardi, ci s'acconenta della focaccia che, quella sì, resta sul bancone.

I veditori di frutta e verdura sono tutti levantini e, per un'avventura un po' così che terrò cucita in bocca, ho deciso di non andarci più anche se la merce, arance, broccoli romani, uva pizzutella, splendono in sgargianti colori sulle balconate in legno e invitano a comperare... E poi ci sono i cani, tanti, di tutte le razze che fanno dell'abbaiare il rumore dominante e la lingua milanese.

Uno in particolare, un cosettino tra il nero e il castagno, se ne stava buonino mentre la proprietaria comperava non so che maglietta. Mentre lei era intenta a mercanteggiare, ecco che il nostro signorino decide di fare i suoi bisognini e, lei distratta, lascia un ricciolo scuro sul selciato. "Oh signora - fa un bancarellante, picchiando sulla spalla alla signora ignara e felice dell'acquisto -   faccia un piacere, porti via tutta la sua merce...".

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