Raganelle e letteratura

I segnalibri che manderò ai sostenitori di Dormi Cecilia. Si parte il 16 settembre,  con il crowdfunding di bookabook, avanti (lo dico a me stessa) e cuore in alto!

 Riportando i libri (solo sfogliati) in biblioteca, questa mattina di mite e luminoso settembre, ripetevo tra me e me in pissi pissi  bau bau, questo triste mantra: "La letteratura, Benedetta mia, è morta". E ora che sono a casa, davanti al mare blu, con Tavolara regina che laggiù si stira in tanta bellezza, lo ripeto ad alta voce, sicura che nessuno sentirà: La letteratura è morta".

Nei libri di oggi, quelli che prendo in prestito o che mi regalano, e che finiscono di solito a sonnecchiare sul comodino prima di essere riportati, intonsi, a casa loro o prima di passar di mano, non trovo mai e ripeto mai uno stile interessante, la cura per le parole e per le frasi, l'attenzione alle immagini usate che se sono abusate fanno piangere il gusto. Non trovo nulla se non parole spiattellate lì come capita, come una cena preparata con malanimo in fretta e furia e malagrazia, i dialoghi in finta naturalezza  sono rigidi come la plastica del lego e le frasi appiccicate con lo scotch, senza un pensiero che le faccia allacciare insieme in allegria. Le storie poi sono truci, nere e a volte molto deprimenti.

Sì, lo credo, la letteratura è morta perché non c'è più chi può chiamarsi scrittore (e tutti, tutti scrivono a ruscello senza aver letto, come mi ha confessato un giovane che si diceva appunto scrittore, neppure un classico) e anche non ci sono i lettori che possano capire la differenza che corre tra due copertine in apparenza uguali.

Pensavo a tutto questo quando d'un tratto, cambiando in volo di pensiero, eccomi riveder d'un tratto, sotto lo stradone, l'antico pozzo delle rane dove andavamo a scrutar la vita dei girini che, in metamorfosi passavano di stato. Le rane non le vedevamo però perché si partiva per tornare a scuola, ma di sera, a volte, nella vasca da bagno (che ora non s'usa più) trovavamo delle raganelle smeraldine, umide, tremanti. Le zampe avevano perle per unghiette e teneri i grandi occhi neri che ci guardavano da un mondo fatato che ora, mi pare, come la letteratura, non ci sia più.

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