Piogge sarde
Le piogge di fine agosto qui a Cala Girgolu mi trovavano nella piccola camera a due letti, color turchese, che dividevo con Marco. Io, con Il naso schiacciato contro il vetro a guardare la marina velata come una sposa, contenta, però.
Picchiettavano sull'impiantito, danzando e in tutta allegria gli aghetti del cielo, l'aria si riempiva di fragranza di Sardegna, lentischi, corbezzoli, quercioli si stiracchiavano, felici, dopo la calura agostana, che li aveva sfiniti e il plumbago, in fantasmagoria di fiori azzurri, pareva rinascere in una rinnovata dopostoria, sciogliendosi tutto nella rinascenza.
E noialtri, chi poteva, indossavamo la giacca a vento rossa (la mia) e via di corsa per lo stradone trasformato in fiume di fango a fare il bagno in mare. La voce della Mimma, acuta, chiara, ci sfiorava le orecchie: i fulminiiiii. Entrava di qua e usciva di là, spallucce.
Tutti ridendo a piedi matti eravamo già sulla spiaggia e il primo che raggiungeva le onde, sfogliandosi di dosso maglietta e kway: "L'acqua è un brodo!", esclamava e tutti gli altri dietro, in coro sì sìsì, un brodo, un brodo e lo era davvero.
I fulmini, che pure dovevano esserci, ci osservavano sgomenti , trattenendo il fiato di fuoco, e pura e rotonda era la nostra gioia per quel bagno primordiale...

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