Nuvole di settembre

 


In casa, da piccolina,  quinta di cinque fratelli, nessuno mi badava, vivevo per così dire randagia, tra le erbe del giardino.  Miei i segreti che le radurine nascondevano agli occhi sbrigativi di chi mi stava accanto. Cercavo, con Anne O'Brien, la porta per Fairyland e l'abbiamo trovata in un angoletto segreto del boschetto e lì abbiamo festeggiato con il piccolo popolo... Era la mia vera vita. L'altra, la quotidiana scorreva nel disincanto.

 Mio padre un giorno, e dovevo esser già una signorinetta, mi chiese: "Ma tu, che classe fai?". Davvero non lo sapeva e si stupì il giorno in cui, in sella al mio motorino, tornai dalla Sapienza dopo aver preso la laurea cum laude. Non credo sia mai andato una volta a parlare con i professori e mia madre di rado e non conoscevano la mia Luciana Stegagno Picchio, con la sua nuvola di capelli d'arancio sul capo, che mi diede la lectio magistralis sulla semplicità, che serbo ancora nel cuore. Allora e per sempre.

 Riavvolgo il nastro della memoria e sono, credo, di ventitdue primavere a casa di lei, una casa silenziosa, bellissima, foderata di libri. Le sto esponendo i miei complicati desiderata sulla tesi di laurea: un paragone tra Pessoa e Pirandello e su e  giù e di lato e davanti... Mi ascoltò senza mettere né punto né virgola, poi si tolse gli occhiali, li posò d'un canto e: "Benedetta, scelga un brano del "Libro dell'inquietudine" e me lo commenti".

Ed ecco come è nata la mia tesi di laurea: "Nuvens". Cioè Nuvole.  

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