Il vento è il respiro del Creato



Conto i giorni che mi restano fino alla partenza  e penso a quanto mi mancherà, pur nella mia Romaamor (e le mie chiese ritrovate nella Messa del gallo!), il vento sardo, che è balsamo anche di notte in questi lidi.  Insonne e tutta pianto e gelo per l'inverno della Chiesa (dove il sei settembre è accaduto davvero l'impensabile e mi viene da dir con Cesare il dado è tratto...) me ne stavo lì, sola, a vivere di minuti e poi a recitar collane di giaculatorie  sul terrazzino - che io chiamo casa delle bambole - che guarda il giardino, il mare e in fondo la sagoma di Tavolara.

Il silenzio m'abbracciava tutta quanta e neppure il rumore della risacca, proveniente dall'anello della baia, riusciva a rompere l'incantesimo e a darmi coraggio. Il firmamento era color cobalto, la luna in ritirata pur lucente e d'oro, percorreva lenta e lontana il suo cammino lassù, le stelle, fredde, d'argento vivo, mi osservavano come tanti occhietti curiosi e poi d'un tratto ecco un venticello leggero alzarsi proveniente dalla marina e passarmi, profumato e amabile, come carezza addosso e giocare con i miei capelli. Oh dolce vento, sei tu il vento di Elia che io amo e che mi consola!

Così oggi, con il resto delle stoffine rimaste da vestiti, borse e bamboline, ho tagliato e cucito un cuscino parlante e io m'ammutolisco per lasciar che s'esprima lui per me nella fotografia.









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