Per Monte Santa Maria, Sabina mia
Seduto su uno sperone di
roccia, con casine e casette che si tengono spalla a spalla strette tra loro e i
tetti al cielo c’è in Sabina il paesino di Monte Santa Maria, intitolato alla
Santissima Vergine venerata anche nella chiesiola sua dell’Assunta. E nell’immagine
dell’Immacolata, così piccola e bella che, al passarci davanti, è un doremi
segnarsi. Si snoda, il paesetto, tra due vie che lo percorrono in lungo e in
largo fino alla piazzetta principale, che si chiama di Montecavallo. La via di
Porta Romana piega verso la vallata, verde di cento verdi, che guarda verso
Mompeo; il Corso Umberto, suo gemello, spazia con la vista ampia fino a Toffia. Abitanti ce ne sono, ma, dietro gli usci, non
si vedono. Si vedono, eccome, invece i gatti, che sono qui padroni e signorotti.
Sulla via di Porta Romana abitano molti gatti pirati, ceffi di mici, e alcuni
guerci e altri feriti e tutti con un’aria vagabonda e ostile guizzano via se
solo provi ad avvicinarti. Su Corso Umberto invece regna Severino, grigio e
bianco, un giovanotto, affettuoso, un gattaiolo che mi innamora.
Io, in questo villaggio,
mi rifugio spesso, quando mi sento stanca delle menzogne che tutt’intorno mi
fanno la linguaccia. Ritrovo qui il respiro della vera vita. Nell’abbraccio
della natura che qui, in dono di grazia, è incontaminata ancora, in barba alle
profezie catastrofistiche dei soliti bugiardi. Eccomi a camminare sola giù
verso il fiume Farfa, gelido e puro nelle sue acque terse. Oh, lo splendore dei
ciliegi in fiore che, nel candore scintillante dei bocciolini bianchi, fanno da
contrasto all’azzurro intenso del cielo col sole che sorride. Cammino e l’erba
è così verde da sembrar colorata con tanti pennarelli fatati e qui e lì
spuntano i crochi viola e dappertutto i tarassachi piccoli astri spettinati e
le bianche pratoline. Un albero di limoni, con i suoi pomi d’oro, mi invita ad
assaggiare i suoi frutti. I tronchi ritorti e antichi degli ulivi, con i loro
capelli argentati, mi ricordano che occorre restar fermi, piegarsi ai venti e
resistere. Mi siedo, respiro e nel silenzio intorno, interrotto dalle
chiacchiere degli uccellini, osservo beata la campagna
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