Vivere, scrivere, cucire

 

Le mie violette, pensando alla nonna Lisetta che tanto le amava

Mi sono domandata, ieri sera, stanca per la giornata faticosa (spiritualmente parlando), perché mi piace (a parte la preghiera)  far solo due cose nelle ore che il Signore mi dona e cioè scrivere e cucire. A scrivere ho cominciato a sedici anni e il mio primo racconto "Riti di passaggio" arrivò secondo - molti anni più tardi - in un premio organizzato dall'allora nascente scuola Holden (mi pare) che si tradusse in un librino qui https://www.amazon.it/Folgorazioni-migliori-racconti-concorso-letterario/dp/8889385839 (non  disponibile, leggo).

Da allora non ho più smesso e ho letto, per trovare il mio sentiero alpino, tanti di quei libri che ne ho perduto il conto e di alcuni anche la memoria. Tutti però un semino loro l'han lasciato, se è vero come è verissimo che, per mano, tanti scrittori, autori di quei libri, mi conducono alla meta. Scrivere, sì, è la mia strada e la mia missione.

E poi cucire. Ho cominciato facendo i vestitini al mio bebè. Tutine, pigiamini, animaletti di pile, ho continuato poi inventandomi le borse bennibags che vendono un altalena, ossia un po' sì (con Bianca, con Luana, tantissimo!) e un poco no nei momenti miei di stanca in cui mi perdo d'animo. Ma avanti e cuore in alto. Ho continuato cucendo per me gonne, vestiti e camicette e non smetterò mai, credo, finché vivo, Perché l'ho fatto non è ancora ben chiaro all'orizzonte e quando lo sarà, prometto, che qui lo scriverò.

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