Una fatina in via dei Serpenti


Taglio i legacci invisibili, lascio andare in acqua le cime che mi vogliono legata a banchine di cui non sono più parte, sciolgo i nodi della mia barchetta a vela e, gonfia la randa, eccomi nella bottega profumata di L e R, per andare poi da lì a prendere un caffè al bar in fondo alla via dei Serpenti. Che bel sabato pomeriggio, penso, anche se il freddo punge e bisogna arrotolarsi la sciarpa intorno al collo. Quattro caffè, ognuno alla moda sua, chi con lo zucchero, chi senza, chi con il latte freddo o caldo e siamo già di ritorno.
Oh ma chi picchia all'uscio vetrato del negozio? Due occhietti turchini, un giubbottino di pelo rosa, scarpette con tanti cuoricini. Ecco che entra con la sua mamma la piccola G.

E noi tutte, benvenuta, ciao, ciao, ti aspetttavamo e contente. La bimba, ancora ben coperta dai panni di fuori, si slancia con un LLLLLL nelle braccia di RRRRR. Gran risate nostre e poi eccola di ritorno, a mostrarci qualche mossetta di tai chi, fatta con una grazia acerba che intenerisce il cuore. Una gamba di qua e l'altra di là e le manine a giravolta. Forse è un fiumiciattolo, non so.

Ma ora, tutti attenti, è giunto il momento solenne di vedere come è fatto sopra il vestitino di tulle azzurro di cui noi vediamo solo la gonnellina e che per la G. è letizia di cielo. Voilà, svelta svelta, sfila giacca e maglione ed eccola trasformata in fatina nell'azzurro che tutta quanta la veste.

E mentre lei, con precisione, s'arrotola intorno alla vita e poi torno torno a una spalla per poi rimboccarla sulla vita, la fascia che invece prima le faceva da simpatica codina, è tempo per me di andare via, ma andar via felice perché, ieri pomeriggio, io una fatina l'ho vista per davvero!

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