Professoressa Pia


Ero in quinto ginnasio quando all'Istituto Mater Dei arrivò, portata dal vento come Mary Poppins (ma senza ombrellino con pappagallo) una professoressa giovane di nome Pia N. Ci sembrò, a noialtre trenta, che la nuova insegnante fosse, per così dire, una di noi, tanto erano riccioluti i suoi capelli e dolce il sorriso. Tutta diversa la prof che andava a sostituire, bruna, arcigna, sempre in tailleur rosa o fucsia. Di me disse alla nuova che ero senza infamia e senza lode. Ma la Pia non le credette come mi disse molti anni più avanti.

Ricordo che assegnò a ognuna di noi un personaggio dei Promessi Sposi e quando leggevamo in classe il Manzoni erano voci incrociate e tutto più vivo. Io ero Fra Cristoforo e ne andavo (e vado) fierissima perché di tutto il romanzo, ancora adesso, è il mio personaggio preferito. Anche se disputa il podio con un personaggino minore di nome Bettina (come mi chiamava mio padre) che, in un capitolo, corre a rompicollo a far da messaggera ed è amica di Menico, campione di rimbalzello...

Dalla Pia imparai a prendere per così dire le vie traverse della letteratura che poi donarono inchiostro fine e versicolori alla mia penna. Studiavamo sì Giosué Carducci e Giacomo Leopardi, ma a lei piacevano i crepuscolari e quindi ci donò qualche bella poesia di Sergio Corazzini, che mi piaceva sì e no, ma che fu porta d'ingresso per altri scrittori dell'Ottocento che erano stati obliati, nascosti, umiliati dallo spietato Francesco De Sanctis e che io ebbi la gioia di leggere nelle loro pagine vive, nel colorito periodare, nelle pennellate che tratteggiano i personaggi moderni anche se vissuti due secoli orsono.

Qui qualche nome, messi a vanvera, così come capita e tutti ve li consiglio: Renato Fucini, Camillo Boito, Emilio De Marchi. Ognuno di loro, e li ringrazio un per uno, mi ha insegnato la sua arte e tutti li conservo nel mio cuore come si fa con i buoni maestri (compresa la Pia).

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