Nel respiro mio romano


Dopo aver consegnato, come richiesto, una copia di Romaamor a donna Sofia, eccomi nella chiesiola di San Pantaleo e San Giuseppe Calasanzio a un tiro di sasso da Piazza Navona. Una scoperta, per me, per essere chiesa di tanti maestri cattolici che si sono spesi per la gioventù e domani io, proprio io, sarò in una scuola romana a parlare di libri... Esco perché stanno per chiudere le porte e il frastuono di Corso Vittorio  mi fa pensare che sì, Roma è viva e io tanto fortunata ad abitarla

Sono ora diretta al giardino grande di Palazzo Venezia dove farò tappa nella mia personale panchina nascosta dal verde (dove nessuno arriva) e che è vecchia, un poco sghemba e si regge appena,  aiutata da un gradino di marmo. Lì respiro nel silenzio mentre tutt’attorno s’agita la vita segreta degli uccellini che abitano tra erbe, piante e alberi. In rapido zampettare, ecco un pettirosso curioso, poi un passeretto. Due colombi si inseguono forse in amore. C’è una merla grigia che becca la terra nuda. Ecco apparire il merlo maschio, nero come un carbonaio e con il suo bel becco giallo. Sono felice e non vorrei andare più via.  Alzo lo sguardo. La codina di un pappagallo verde s’affaccia dal cavo di un albero. E’ tornato a casa e devo tornare a casa anche io nella sera che imbruna,

 


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