Profumo di zucchero e di rose

 

Due buffe mucchine sostengono i pilastri all'entrata di Sant'Ambrogio a Milano...




Quando al mattino in boccio torno a casa, tutta piena di allegria per il nutrimento ricevuto nel mio misterioso incontro quotidiano, trovo per la via due vicini di casa che sono papà e figlia e ci salutiamo con un buongiorno buongiorno mentre loro vanno per la loro strada e io me ne torno al nido per le faccende quotidiane.

Ma qualche giorno addietro ho incontrato, invece, un papà giovane, sposato a una ragazza del Rione, che portava i suoi tre bimbini a scuola. La bambina, già altina, si allacciava la coda di cavallo, mentre correva dietro al genitore. Il bambino più grandicello, carico a soma con due zaini che parevano le antiche bisacce (davanti le virtù mostrate come medaglie e dietro, nascosti, i vizi tanti e pesanti) camminava, ritto e baldanzoso, al passo con il suo papà.

L'ultimo dei tre, il più piccino, legato il capo in una cuffiona azzurra che mostrava appena occhi e nasino, sciolto arrancava appresso e d'un tratto, con un sospiro: "E io a chi do la mano?". Ed ecco  giungere quella premurosa del papà ("a me!", esclama) e ridenti, lui e io, ci siamo guardati nella meraviglia dell'innocenza. Mentre, poi, s'allacciavano le mani del bimbo e del papà, mi è parso di sentir nell'aria profumo di zucchero e di rose.



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